martedì 8 febbraio 2011

I Cattivi sono facili?

Spesso i cattivi sono i veri protagonisti dei libri e dei film, quelli per cui fanno il tifo tutti. Vuoi perché interpretano i desideri nascosti di tanti di noi, vuoi perché appaiono più disinibiti e più "liberi," visto che fanno quello che gli pare senza inibizioni. Tuttavia, quando sento dire che questo o quel grande cattivo sono personaggi memorabili, e si elogia lo scrittore, l'attore o il regista che gli hanno dato vita, mi scappa un po' da ridere.
Credo che non sia poi così difficile, creare un cattivo "tosto." E ci sono molti aspetti per cui spesso questi cattivoni si somigliano, anche quando superficialmente sono molto diversi fra loro.
Spesso, hanno qualche lato positivo o almeno degno di nota. Comunque sono dei personaggi dalle grandi capacità, visto che devono far fronte agli eroi in maniera credibile. Quindi, un aspetto ammirevole ce l'hanno già fin dalla partenza. Quanto alla loro cattiveria, se si vuole che abbiano un minimo di spessore gliela si giustifica in maniera coerente con la loro personalità. Spesso hanno subito un'ingiustizia, e quindi sono già meno antipatici. Oppure c'è qualcosa che li ha traviati, o si sono trovati in circostantze per cui dovevano per forza finire così. Tutte queste spiegazioni razionali sono già delle mezze giustificazioni, che magari non ci rendono accettabili le azioni più turpi del cattivo, ma suggeriscono già un mezzo perdono fin dalla loro presentazione al lettore (o spettatore).

Nel mio non pubblicato romanzo, il Magia e Sangue che alcuni amici hanno avuto modo di leggere e che chi segue questo blog ha già sentito nominare, il cattivo risalta facilmente, piace a tutti, qualcuno ha fatto il tifo per lui. E io non ho fatto nessuna fatica a crearlo! Al contrario, il mio protagonista "buono" ha degli aspetti deboli, si appiglia a dei formalismi per giustificare certe prepotenze che combina, usa qualche privilegio per avere la meglio, ed essendo quasi imbattibile con un'arma in mano, usa questa superiorità in maniera talvolta discutibile. Non è poi così buono, non quanto vorrebbe essere, e non è nel giusto quanto dice di essere. Ma quella che deve compiere è una missione che va portata a termine e lui si ingegna per farcela, in un modo o nell'altro. Io speravo di aver creato un personaggio interessante, certamente più difficile del cattivo, e invece no, lo odiano tutti quelli che hanno letto il libro. Il che non mi ha persuaso a modificare questo protagonista imperfetto.

Ovviamente ci sono anche i cattivi fatti male. I cattivi non realistici, quelli che sghignazzano come dei maniaci, quelli che schiacciano il pulsante per far cadere la gente nelle botole.
Quelli che quando hanno i loro nemici in pugno se li fanno scappare dopo aver spiegato per filo e per segno le mosse che hanno programmato per vincere la sfida: insomma i cattivi imbecilli di cui sono pieni i libri e i film.
Io penso che ci sia una maniera molto semplice per evitare di fare dei cattivi del genere. Pensate a degli esseri umani, che per un motivo o per l'altro hanno scelto una cattiva strada, ma che avevano doti per essere diversi. Non pensate al bruto di quartiere, criminale limitato che è stato colato nello stampino dalle circostanze senza poter mai fare una vera scelta, ma a qualcuno che è in grado di fare cose più in grande. Pensate magari a personaggi storici ritenuti cattivi, e riflettete sul fatto che loro non si credevano così, per un motivo o per l'altro pensavano di avere ragione, oppure (anche sapendo di sbagliare) pensavano di avere le proprie ragioni.

La trappola peggiore, per chi vuole creare degli antagonisti, è quella del manicheismo (*). Il brutto regalo che un grande scrittore come Tolkien ha fatto al fantasy. I cattivi che sono il "male assoluto" possono essere usati nell'horror, per far paura, ma funzionano più per come si crea il contorno che per loro stessi. Nel fantasy funzionano anche meno, sono una macchia nera da evitare per i buoni, non una parte che contribuisce alla storia. Non sono definibili, non hanno niente da dire in effetti, anche quando disegnati bene sono poco più di un'immagine paralizzata, come un coro di angeli visto al negativo. Magari tanti non saranno d'accordo, ma che personalità ha Sauron?


(*) se non sai cosa vuol dire, vergognati, e poi clicca qui.

9 commenti:

Parao ha detto...

Concordo su molto di quanto scrivi. E' un tema importante, quando si vuole scrivere (qualsiasi tipo di romanzo). I cattivi devono essere intelligenti e il fatto che abbiano dei piani significa che faranno di tutto, soprattutto nasconderli, pur di riuscire nel loro intento. Nella mia trilogia il "cattivo" non rivela alcunché a chi non deve e lo stesso finale fa intuire che si è assicurato di vincere, in un modo o nell'altro (e, in pratica, accade il peggio per lui, ma vince). Nella Rocca dei Silenzi, invece, uno dei cattivi, il "cattivone finale" spiega la sua filosofia, ma il tutto accade in un modo dinamico e poco chiaro, mentre il suo avversario "buono" tenta di prenderlo alla sprovvista: è un dialogo strategico, perché il fine è uccidersi. Qualsiasi soluzione è valida, a patto che appaia naturale e non *stupida*.

Su un punto, però, io mi sento di farti riflettere: quando il cattivo finisce per piacere più del protagonista "buono", l'autore non è stato equilibrato. Può accadere ad alcuni, ma se i riscontri generali porta a questo risultato significa che l'autore non ha amato a sufficienza il protagonista, l'ha reso una macchietta del "buono", così come accade spesso che si renda una macchietta il "cattivo". Bisogna fare attenzione ed essere più critici con il bene: non deve diventare lagnoso e stupido, neppure lui.

Bruno ha detto...

@ Parao: no, non credo di essere caduto nell'errore che dici, certo il mio "buono" è un personaggio più complesso da capire del cattivo, e in più ha lo svantaggio di essere "la legge" mentre l'altro è "il ribelle" (che fa sempre più chic), ma qui mi fermo se no mi auto-spoilero :)

Ad ogni modo il mio voleva essere un discorso generale e non limitato al mio lavoro.
La mia tesi è che il cattivo, se fatto bene, ha un vantaggio di partenza difficilmente colmabile (ovviamente Sauron non ce l'ha, e il cattivo stupido e sghignazzante nemmeno). E' il fascino del male, che seduce sempre.
Tanto che spesso anche il buono deve avere in sé un bel po' di cattivo per poter piacere. Facendo un esempio perfino banale, anche un personaggio come Tex, per quanto legalitario sia, risolve le cose prendendo scorciatoie discutibili e ha un lontano passato da delinquente.

sauron era un bravo artigiano ha detto...

"ma che personalità ha Sauron?"

Una splendida personalità, grazie per averlo chiesto. Me lo dicono tutti, e inizio a sospettare che si tratti di un'eufemismo per non menzionare alcuni piccoli difettucci fisici. La vita non è facile quando si è ridotti a essere un occhio fiammeggiante. Per esempio non posso più utilizzare le lenti a contatto perchè si bruciano subito.

Non ho romanzi al mio attivo, nè pubblicati nè altrimenti, quindi non parlo per esperienza diretta, ma non sono certo di essere del tutto d'accordo con quello che scrivi.

E' vero che è più facile affascinare con la spregiudicatezza di un cattivo: credo sia la stessa ragione per cui abbondano gli antieroi, ma credo che garantisca solo un livello minimo. Un eroe mal scritto è facilmente noioso e solitamente molto passivo. Un cattivo mal scritto
se non altro è necessariamente più attivo: dovendo pure in qualche modo minacciare il protagonista deve pure fare qualcosa di interessante.

Ma superata quella soglia minima garantita non credo affatto che sia più facile. Magari potrei rifletterci con più calma (adesso sono in pausa pranzo, non ho molto tempo), ma sul momento mi pare che il numero di cattivi interessanti non sia poi maggiore di quello degli eroi.

Bruno ha detto...

@ Sauron: scusandomi :) per aver messo in dubbio la Sua personalità, farei notare comunque che gli eroi in una storia ci sono sempre (o quasi), a volte i cattivi significativi no, perché sono a un tanto al chilo, perché sono zombi, mostri mutanti, eccetera, perciò la categoria dei cattivi parte da un significativo svantaggio numerico.
Goldrake non aveva un cattivo decente con cui confrontarsi, solo dei mostriciattoli che rientrano nella categoria dei cattivi stupidi e sghignazzanti, mentre già Gundam doveva vedersela con Char, Scia la Cometa Rossa, che era centomila volte meglio di quel pallosissimo primo della classe di Peter Rei.

Sospetto che tante volte ai buoni si eviti apposta di contrapporre dei cattivi degni di questo nome, proprio perché si sa quanto questi ultimi attizzino di più e rubino lo show.

La pequeña Lulú ha detto...

Bel post Bruno, vedo che le nostre chiacchierate per e-mail hanno dato i suoi frutti!

Mi è piaciuta molto questa tua, chiamiamola, riflessione ad alta voce:

“Pensate magari a personaggi storici ritenuti cattivi, e riflettete sul fatto che loro non si credevano così, per un motivo o per l'altro pensavano di avere ragione, oppure (anche sapendo di sbagliare) pensavano di avere le proprie ragioni.”

Io ho pensato a Federico II, che è un personaggio che ammiro per motivi diversi ma che è veramente cattivo! (quello che ha fatto ai bambini chiudendoli in una stanza solo per fare un “esperimento” sul linguaggio non è stato un bel gesto). Certo, erano altri tempi, ma comunque era cattivo e, come sostieni tu, aveva le SUE ragioni e di sicuro non si credeva uno stronzo.
In realtà però non ci avevo pensato, ma in effetti i cattivi non credono di esserlo e quando ciò accade (in un romanzo o un film) penso che si scivola nel ridicolo. Insomma…chi è cattivo solo per il gusto di esserlo? Un psicopatico?

“I cattivi che sono il "male assoluto" possono essere usati nell'horror, per far paura, ma funzionano più per come si crea il contorno che per loro stessi.”

Infatti. Un cattivo assoluto, senza qualcosa che giustifichi la sua cattiveria o, ancora peggio, che la giustifichi perché vuole vedere la terra distrutta, oscurare il sole (perché sì), non è credibile e fa un po’ tenerezza.

Mi è piaciuto molto (e mi ha fatto riflettere) il commento di Parao:

“Su un punto, però, io mi sento di farti riflettere: quando il cattivo finisce per piacere più del protagonista "buono", l'autore non è stato equilibrato. Può accadere ad alcuni, ma se i riscontri generali porta a questo risultato significa che l'autore non ha amato a sufficienza il protagonista…”

Può darsi, talvolta, che l’autore non abbia amato abbastanza il “buono” e che la sua presenza sia quasi un scusa per esaltare le virtù del cattivo. Non dico che sia il caso del tuo romanzo, ma è un qualcosa che mi fa pensare. Poi, certamente, ci sono i gusti personali del lettore/spettatore, ma se accade che troppe persone abbiano considerato una macchietta il “buono” forse c’è qualcosa che non va.

Anche il commento di Sauron (è diventato artigiano? :-O ) mi fa riflettere:

“Un eroe mal scritto è facilmente noioso e solitamente molto passivo. Un cattivo mal scritto se non altro è necessariamente più attivo”

Può anche darsi che entrambi i personaggi siano noiosi ma il cattivo, proprio perché è più attivo, può risultare più attraente senza però essere brillante. Bravo! Non ci avevo pensato!

Sicuramente un bel post e commenti interessanti che lo arricchiscono, un bel punto di partenza per riflettere, credo sia stato uno dei post più utili (per me) in questo blog.
Magari adesso puoi scrivere uno sui “buoni”, no? Eh si si, dai su!!! Guarda che se non lo scrivi ti invio dieci biscotti della fortuna al giorno su FB. Tutti i giorni! TUTTI!

Bruno ha detto...

@ Lulù: nella nostra dissertazione via email non avevamo fatto esempi e questo di Federico II proprio non lo sapevo...non ho idea di che "esperimento" abbia fatto sui bambini, ma qui forse dovremmo spostarci su un altro terreno ancora, un terreno su cui la gente sprofonda spesso quando si parla di storia, perché un evento per poterlo giudicare bisogna contestualizzarlo, ovvero porlo nell'ottica della morale e della cultura di quel periodo. Se sono stati fatti esperimenti strani che hanno danneggiato i figli di qualche bifolco su cui l'imperatore (in quel periodo) aveva diritto di vita e di morte, non possiamo così facilmente dire che fosse "cattivo".

Per fare un esempio IMHO più calzante, Stalin è il classico personaggio (reale) sicuramente visto come malvagio, ma che credeva di avere ragione.

I cattivi "assoluti" in realtà possono funzionare nelle trame, vedi il Joker dell'ultimo Batman o Hannibal Lecter, ma lì sale a ruolo di protagonista la loro psiche, la storia accompagna lo spettatore (o il lettore) a scavare nell'animo umano.

Quanto al cattivo che piace più del buono, dal momento che iniziavo il post dicendo che mi sembra una situazione probabilissima (a patto che al cattivo si dia spazio e non se ne faccia una macchietta), torno a dire che non sono d'accordo con la tesi che sia una caratteristica da evitare o che sia sintomo di errore. Disequilibrio? Può essere, ma l'equilibrio tra i due non è indispensabile. Bisogna vedere come gira la trama.

Torno a prendere a esempio la storia di grande successo che ho citato prima: Peter Rei onesto ometto che sa stare nel team, contro il carismatico, spregiudicato e individualista Char, (per mille aspetti più ganzo di lui, non ha mai un mezzo paragonabile eppure Peter Rei non riesce mai a eliminarlo).

A me il buon Peter era simpatico ma è chiaro che Char attira di più e tutte le ragazzine svenivano per lui (parlo delle ragazzine di 25 anni fa ovviamente, LOL).
Eppure la storia funziona lo stesso, e funziona la dinamica fra i due, che è la cosa più importante. Se gli sceneggiatori di Gundam non sono stati equilibrati, hanno trovato una maniera veramente brillante per non esserlo.

Vedasi anche Heat, dove il cattivo (De Niro) ha più carica umana del buono (Al Pacino) ed è molto più protagonista di lui: lo sceneggiatore magari non ha amato il "buono" però mi sembrerebbe molto azzardato dire che è una caratteristica che danneggia la trama. Tutt'altro.

Aislinn ha detto...

Proprio per evitare il corto circuito "super kattivo v/s eroe senza macchia", tendo a pensare a tutti - tutti - i personaggi come "persone", al massimo identificandone le funzioni di protagonista, antagonista, aiutante ecc, ma in generale non uso le etichette che sanno di (appunto) manicheismo. Creare dei buoni personaggi, positivi o negativi, è sempre difficile, e in entrambi i casi se si fallisce si cade nel ridicolo involontario e/o nel fastidioso. Forse i "kattivi" che ridono sguaiatamente progettando il Male "perché sì" saltano all'occhio più facilmente delle Mary Sue e dei Gary Stue, ma il livello di ridicolo è il medesimo.

Bruno ha detto...

@ Aislinn: l'eroe senza macchia semplicemente non esiste e di fatto ormai vediamo quasi sempre (nei libri, serie TV, film ecc...) che il "buono" ha qualche caratteristica spigolosa.
In effetti il "cattivo" come persona che fa le peggiori cose senza grossi rimorsi non è affatto poco realistico. Il mondo è pieno di gente che non ha remore a uccidere e rubare o a fare qualsiasi cosa per il potere. Da un punto di vista "artistico" c'è anche una questione di opportunità: così come ormai si tende (per lo più) a evitare il personaggio inesistente del buono e puro (alla Tex Willer tanto per dirne uno) si cerca (spesso, purtroppo non sempre) di dare qualche spessore ai cattivi per evitare che somiglino troppo ai "kattivi" che vogliono il Male con la m maiuscola, o anche ai cattivi che lo spettatore(lettore) vede continuamente attorno a sé.
Ma la gente "cattiva," quella che al di là di tutte le scuse, i pretesti e le relativizzazioni, ci vien da pensare che il mondo ne farebbe benissimo a meno, è abbondante e banale.

Bruno ha detto...

.... senza contare però che ci sono anche quelli che il manicheismo ci piace tanto tanto tanto.

Purtroppo.