martedì 1 novembre 2011

1984, il libro

Una delle mie distopie preferite, decisamente, vuoi per la bella prosa con cui è scritto, vuoi perché Orwell è uno degli scrittori che amo di più, e 1984 è l'opera che volle completare a tutti i costi prima di morire di tubercolosi.

Due parole sull'autore: Orwell, vero nome Eric Arthur Blair, ha vissuto la vita dell'attivista squattrinato, stentando ad affermarsi sia come giornalista che come scrittore; passò qualche tempo nell'amministrazione coloniale inglese, visse poveramente a Parigi, e si recò in Spagna ai tempi della guerra civile per combattere a favore dei Repubblicani tra il 1936 e il '37. Nella complessa situazione della guerra civile, dove i comunisti erano i soli ad avere la forza di reggere la coalizione democratica perché ricevevano aiuti militari (dall'URSS), Orwell si ritrovò nelle file di un movimento minore che assunse presto un ruolo scomodo. Si trattava del POUM, movimento marxista e anarco-sindacalista della Catalogna. Per la troppo vivace foga rivoluzionaria il POUM si ritrovò nei guai paradossalmente proprio con i comunisti, che subivano diverse pressioni per non esagerare con le riforme: gli alleati moderati erano allarmati dallo stato dell'economia, gli stati democratici (Francia e Gran Bretagna) anziché intervenire supportavano poco o niente la repubblica, non sapendo cosa fosse peggio per i loro interessi tra i comunisti e le milizie filofasciste di Franco, e spingeva sul freno perfino il buon vecchio Stalin, che non voleva far precipitare le cose: appoggiava i Repubblicani per non dare un regalo a Hitler e Mussolini, ma non voleva in Spagna un governo spagnolo a egemonia comunista, che avrebbe creato contrasti a livello politico e internazionale in un momento in cui Stalin non desiderava guerre.


Quando il POUM venne fatto fuori a tradimento, in uno scontro fratricida con sparatorie, incarcerazioni, persone torturate a morte ecc... Orwell aprì gli occhi sul comunismo di marca sovietica e sui rischi del totalitarismo, e se queste esperienze sono molto ben espresse in Omaggio alla Catalogna, certamente hanno influito sulle convinzioni da lui espresse in altri libri come La Fattoria degli Animali e lo stesso 1984. Orwell tornò in Inghilterra dopo essersi preso una brutta ferita sul fronte; si rirprese ma la sua salute era instabile, e sopravvisse pochissimi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: 1984 è praticamente il suo testamento.

La trama di 1984 (che immagino sia nota a tutti, ma se lo considerate uno "spoiler" allora c'è da saltare questo paragrafo) ci porta in un mondo dominato da tre totalitarismi diversi soltanto per il nome e in perenne guerra fra loro: il protagonista Winston Smith vive in Oceania (che è uno di questi tre mega stati) e lavora per il "Ministero della Verità" ovvero confeziona bugie per il partito al potere (il Partito Socialista Inglese o INGSOC, che diventa SOCING nella traduzione italiana). Come tutti i membri del partito Winston è sorvegliato dalle telecamere (lo schermo gigante che gli spara propaganda in casa e che allo stesso tempo lo riprende) ma tiene un diario dove esprime i suoi pensieri di dissenso.
Winston conduce questa noiosa esistenza senza prospettive e da solo, dal momento che il suo matrimonio senza amore è presto naufragato.
Del resto c'è poco da ribellarsi. Il Grande Fratello (un leader che potrebbe anche essere ormai morto, e trasformato in simbolo) tiene in pugno il paese con un potente apparato repressivo. I "prolet" (proletari) sono mantenuti in uno stato di ignoranza bestiale, la psicopolizia (che tradurrei meglio in polizia del pensiero) vigila su ogni manifestazione di dissenso (ovvero lo psicoreato), e anche il modo di parlare è alterato attraverso una neolingua per rendere impossibile il dissenso.
Ma nonostante questo mondo di disperazione consolidata, Winston incontra una ragazza, Julia, con cui instaura una relazione. Si illude di poter capire qualcosa di più sul suo mondo e sul sistema di potere che controlla tutti, si illude di poter far parte di una resistenza, ma in realtà un membro della psicopolizia lo ha tenuto d'occhio. E' O'Brien, membro del partito interno, ovvero la ristretta cerchia dei veramente privilegiati. Provvederà a distruggere la personalità e il sentimento di Winston, e a rieducarlo.

Tematiche sorpassate? A dire il vero sono stato sempre del parere che il mondo si diriga in tutt'altra direzione e non verso il totalitarismo orwelliano, e ho visto che l'opinione è diventata diffusa (tra chi si fila i libri ovviamente) dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Forse, adesso che ci dirigiamo verso un futuro apparentemente meno democratico e assai più povero potremmo riscoprire le delize di questa distopia ma continuo ad avere i miei dubbi: il totalitarismo duro e militarista del libro è una faccenda costosa e come sistema per poter controllare la gente lo ritengo piuttosto sorpassato, e messo in crisi dalla tecnologia moderna in vari paesi, perciò sotto questo aspetto 1984 non lo ritengo profetico.
Invece un aspetto del mondo orwelliano che in parte si è verificato è quello delle telecamere di sorveglianza, per quanto il loro corrente uso di controllare i delinquenti non mi veda molto contrario. La degenerazione del linguaggio, l'uso furbo di certe parole per far passare le peggiori porcherie mi ha fatto anche ricordare la "neolingua" di Orwell, e certe facce che parlano di valori e virtù mentre fanno discorsi che coprono le peggiori porcherie di certi governi possono farci davvero pensare al bispensiero, ovvero alla possibilità di sostenere con gli altri e perfino con sé stessi opinioni contrastanti e in contraddizione (e di deformare la visione della realtà). Il condizionamento del mondo dei media, la povertà di linguaggio e di pensiero del cinema dove si fanno per lo più remake di storie famose, tante cose del mondo di oggi fanno pensare alla distopia orwelliana.
Anche il programma televisivo atroce che prende il nome dal Grande Fratello orwelliano ha molto a che vedere con il controllo del pensiero e della personalità, ma il gioco è praticamente scoperto, perché la gente oggi fa un gioco di consapevole complicità con quelli che la condizionano.
Di fatto l'influenza culturale di 1984 è stata immensa, che la "profezia" sia azzeccata o no.

Winston. Il protagonista e la sua disperazione sono quello che fa grande questo libro. L'odio di Winston per il Grande Fratello e la sua ostinata speranza di potersi opporre, la relazione con Julia che gli permette di uscire dalla repressione sessuale del mondo che lo circonda, la volontà di capire e combattere. Per quanto sia un protagonista tutt'altro che eroico, Winston è capace di coinvolgere profondamente il lettore. Con la scomparsa finale della sua personalità, la storia finisce.


Curiosità. Le mie consuete preoccupazioni sulla credibilità e il funzionamento dei meccanismi nei mondi immaginari mi hanno portato a chiedermi se sia veramente possibile andare a riesaminare tutta la produzione culturale (giornali, libri ecc...) per far sparire i riferimenti a una persona quando cade in disgrazia, che è uno dei lavori svolti da Winston al Ministero della Verità. Credo che sia impossibile in un mondo come il nostro, per quanto fin dai tempi degli antichi Romani la pratica sia esistita (damnatio memoriae).
Il mondo di 1984 perciò dovrebbe avere una produzione di libri, riviste, film ecc... relativamente limitata. La guerra vista come mezzo per distruggere il surplus industriale e mantenere "stabile" il mondo potrebbe sembrare un artificio meno realistico, perché una situazione di stallo ininterrotto tra stati moderni è piuttosto improbabile e non si è mai vista in una guerra "calda." Sarebbe bello poter sapere come Orwell avrebbe interpretato questo equilibrio dei blocchi se avesse visto nascere il mondo della guerra fredda e i suoi giochi di spie, frontiere fortificate stile "cortina di ferro," incidenti di confine ecc... uno scenario che era solo agli inizi quando lui morì

Non sono uno che fa la lista dei cento libri che dovete leggere assolutamente (o che portereste con voi sull'isola deserta) però1984, che per me è un libro di fantascienza a tutti gli effetti pur avendo ovviamente tutte le altre implicazione che abbiamo esaminato, è un classico che qualsiasi lettore dovrebbe conoscere.





3 commenti:

Anonimo ha detto...

Più che una profezia ho sempre pensato che questo libro sia diventato IL programma del Pdl, sembrano gli unici ad averlo letto e averne capito le potenzialità.
Invece di essere una chiave di lettura dei giorni nostri si è trasformato in un arma per farabutti.
Forse il mio libro preferito, che mi torna in mente ogni giorno mentre guardo il telegiornale oin generale accendo la tele o leggo i giornali.
Illoca

Bruno ha detto...

@Illoca: qui nel blog non amo scivolare troppo nella politica, ma per certi versi posso anche essere d'accordo, però c'è una differenza sostanziale, Davide, ovvero che la TV nessuno è obbligato a guardarla.

cooksappe ha detto...

gran libro..