venerdì 27 luglio 2012

Profezia Involontaria

Ogni primo aprile Fantasy Magazine fa i "pesci d'aprile," ovvero degli articoli scherzosi che annunciano qualche notizia falsa, e nonostante siano paradossali e appaiano regolarmente nella stessa prevedibile ricorrenza quasi sempre un lettore o due ci casca e commenta prima che tutti si rendano conto dello scherzo.
Non sono bravo coi pesci d'aprile ma quest'anno ne ho fatto uno carino, quando ho annunciato che Ursula LeGuin, la grande scrittrice americana, avrebbe collaborato con Licia Troisi per svecchiare il suo repertorio. Ho aggiunto commenti di critici del tutto inventati, le solite frasi ciniche: la gloria del passato non fa mercato oggi, e via dicendo. Questa la pagina del pesce d'aprile.

Era un'assurdità. Se anche la LeGuin avesse deciso di puntare su un fantasy più giovanile o elementare non avrebbe avuto bisogno di trovare esempi in Italia. Però in verità non mi aspettavo comunque che succedesse nulla del genere. E invece sono stato involontariamente profeta, almeno in parte. Oggi ho visto questo articolo in inglese in cui si annuncia che Ursula LeGuin sarebbe sotto pressione per produrre materiale più "alla Harry Pottter."
Collaboro con dei buoni editor come sempre ha dichiarato la scrittrice parlando delle sue ultime pubblicazioni, ma ho subito sempre più pressioni per andare nella direzione di Harry Potter. E siccome scrivo un tipo di fantasy estremamente diverso da quello, non c'è stato verso, ho dovuto resistere. Ma vedete, è successo solo ultimamente, quando le pubblicazioni hanno cominciato a perdere il proprio senso d'orientamento e si sono fatte sempre più forti le pressioni delle grande imprese.

Fantasy che scende tutta al minimo comune denominatore, quindi. Per l'Italia non è una novità. Quando qualche editor italico si lamenta che Amazon e gli ebook rovineranno la "letteratura di qualità" (prendendosela magari anche con gli autopubblicati, già che c'è) non può certo parlare della situazione del fantasy in Italia: possiamo solo migliorare e il merito di questa situazione è anche delle grandi case italiane.

La situazione italiana però può farci dimenticare una cosa: come dice l'articolo, la morte del libro di carta e il passaggio agli ebook può voler dire un maggiore controllo della grande impresa su quello che viene pubblicato. Sarà vero? Forse non da noi? O forse sì? Si vedrà. Se è così potremmo avere un giorno la novità che la regina del fantastico americana non riesce più a pubblicare con le grandi case perché non ha voluto adattarsi allo stile della Rowling (autrice di Harry Potter). Certo che nessuno impedirebbe alla LeGuin, se volesse, di pubblicare per i fatti suoi, no?

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