sabato 30 maggio 2015

Il servizio militare

Mi è capitato due volte, nel giro di pochi giorni: osservazioni, da parte di colleghe con figli, sulla gioventù (maschile) rimbecillita di oggi, e sul fatto che una volta almeno c'era il servizio militare a dare un'inquadrata a questi poveri ragazzotti rincretiniti. Così ho ripensato a quella che è stata la mia esperienza, e al fatto che dovrei condividerla, per quanto posso. Già, è proprio così, sono ormai un rottame di un'epoca passata per molti aspetti e anche per questo: ho fatto il militare, da qualche parte in casa ci sono un paio di foto con me in divisa, foto che non guardo mai.

Oggi come oggi il servizio militare è per i volontari ed è ambito in quanto uno dei pochi mestieri disponibili in un paese in cui di lavoro ce n'è pochino; i soldati sono però molto meno di un tempo, perciò l'Italia sta diventando uno dei tanti paesi in cui l'esercito è un'organizzazione misteriosa e molto lontana. Delle forze armate professionali non saprei cosa dire, ma, per chi pensa che il servizio militare di leva facesse un gran bene alla gioventù, parliamone un momentino.

giovedì 28 maggio 2015

Segnalazione: Arma Infero

Arma Infero, di Fabio Carta, è uscito sotto formato digitale in tutte le principali librerie online. Su richiesta dell'autore segnalo questa pubblicazione, dopo aver letto l'inizio del romanzo. Si parla di un mondo tormentato dai conflitti, tra armamenti ad alta tecnologia e mezzi biomeccanici. Una società che sa di medioevo convive con la tecnologia avanzata, o quello che ne rimane, perché il pianeta di Muareb è ormai ridotto alle macerie o poco più. Il libro narra le avventure di Lakon, condottiero capace e spietato.

martedì 26 maggio 2015

Addio a Tanith Lee


Spiace purtroppo dover dire addio a una delle regine del fantasy, forse non una delle più conosciute in Italia, ma prolifica ed eclettica nella sua vita produttiva. Scrittrice di passioni, desiderio, maledizioni e sogni impossibili, allo stesso tempo mai banale e melensa come altri personaggi che hanno fatto scendere il fantastico al livello del romanzo rosa.
Tanith Lee non era nemmeno così anziana e io speravo in un suo rilancio. Invece è venuta a mancare il 24 maggio.
I miei post su questa straordinaria autrice:
Sabella 
The Birthgrave
Kill the Dead
Che fine ha fatto Tanith Lee?

venerdì 22 maggio 2015

Maggie

Scoperto questo Maggie grazie a un blog "specializzato" nell'horror, non ho potuto fare a meno di cimentarmi. Innanzitutto c'è Arnold Schwarzenegger in un raro o rarissimo ruolo serio e pensoso (sia pure in un film horror), e poi c'è Abigail Breslin che dai tempi di Zombieland è diventata grande. Il regista è Henry Hobson e lo sceneggiatore John Scott 3 (sì, 3, proprio così) Il film in questione è Maggie ed è un film che definirei zombesco solo a metà. Innanzitutto è un film sul dolore e i sentimenti di una persona con una malattia terminale, e sui suoi familiari. Sono a disagio, in verità, di fronte a una storia di questo genere. Da una parte, quando scrivo io talvolta mi dilungo sulla sorte di chi è ferito o sta male, per non ridurre queste situazioni a banali cliché (l'amico dell'eroe è ferito a morte, dice una frase storica, e muore, mentre l'eroe giura di vendicarlo: quel tipo di menate lì); dall'altra non sopporto che una storia (libro, film) abbia una tematica del genere come trama principale. Mi viene voglia di dire al narratore: brutto cretino, dammi una trama, non ricattarmi con una situazione strappalacrime, credi che quei momenti terribili li conosci solo tu?
Maggie quindi parla di malattia terminale e dell'effetto che essa ha sulle persone: le vittime, i parenti, quelli che devono o dovrebbero accudire, i semplici conoscenti. Ma la mimetizzazione in storia di zombie inserisce alcuni elementi che mi hanno incuriosito rendendomi più sopportabile la visione di questo film.

martedì 19 maggio 2015

Mad Max: Fury Road

In principio fu Mel Gibson, ai tempi giovane, in gamba e non caduto in disgrazia presso Hollywood. E fu George Miller, che ebbe l'idea, e non era nemmeno nel mondo del cinema. Il primo Mad Max è addirittura un film degli anni '70 (1979 per la precisione), imperniato sulle vicende di un poliziotto (Max Rockatansky, appunto il nostro Mel) alle prese con una società allo sbando, che soffre per giunta di una gran penuria di carburante. C'è una banda di teppisti motorizzati con cui il protagonista e altri poliziotti se la devono vedere: alcuni sono i tipici violenti, ma c'è anche un classico personaggio tipo del cinema dell'epoca, un rifiuto umano figlio di papà che fa le peggiori cose a tradimento e poi piagnucola quando c'è da pagarla con la legge perché le sue azioni sono "colpa della società." Proprio questo individuo ucciderà in maniera terribile uno dei poliziotti amici di Max, che si decide a lasciare la polizia dopo lo spaventoso evento. Ma sebbene si rechi pacificamente in vacanza in cerca di pace con la famiglia, non riuscirà a fuggire ai mali del mondo, e soprattutto ai suoi vecchi avversari. Anzi scoprirà di non essere nemmeno in grado di proteggere i propri cari. Rimasto solo Max, si vendicherà terribilmente e si allontanerà poi nel grande deserto australiano.

venerdì 15 maggio 2015

Il Racconto dei Racconti

Matteo Garrone, chi è costui? Essendo digiuno di Gomorra (un tipo di film che difficilmente può saltarmi in testa di andare a vedere) devo risalire a un film che vidi per caso, L'Imbalsamatore, la mia unica precedente esperienza con questo regista. Era un film molto bizzarro, con uno stranissimo triangolo piuttosto perverso e inquietante, ma tenuto in piedi da un attore molto bravo, Ernesto Mahieux. Tuttavia il film era lento e spossante, uno di quelli da cui esci con una gran voglia di respirare una boccata d'aria e sgranchirti le gambe.


Comunque il fatto che la critica paludata avesse storto il naso verso Il Racconto dei Racconti, che i principali protagonisti fossero stranieri (ok, gli attori bravi italiani esistono: pochi), che la produzione fosse internazionale e con un budget decente mi hanno fatto superare l'atavica diffidenza verso il film italiano... anche perché questo non si può dire che lo sia del tutto, comunque. Qui termino la premessa: per farla breve questo Racconto dei Racconti speravo che mi piacesse, e ho cercato di farmelo piacere.

lunedì 11 maggio 2015

Elric - Stormbringer

Ho letto il secondo volume dell'epica storia a fumetti che ripercorre la storia di Elric di Melniboné. Nel primo post, dedicato all'inizio di questa saga, ho già espresso le perplessità di fornte a certe scelte stilistiche che hanno portato l'eroe albino ad essere un personaggio piuttosto diverso, in un mondo diverso, da come Michael Moorcock aveva immaginato a suo tempo. Moorcock, autore dei romanzi, ha sostenuto questa operazione senza riserve nel primo volume, in questo Elric - Stormbringer la premessa è di Alan Moore, nientemeno: il geniale fumettista statunitense ci narra di come comprenda lo spirito del personaggio Elric come di un figlio dei tempi (i favolosi anni '60 e forse più ancora '70): "non è difficile scorgere un'eco dissoluta e malinconica dell'aristocratico albino dannato negli ammiccamenti di David Bowie e dei suoi contemporanei dall'oscuro fascino." Moore vede in Moorcock e in se stesso l'influenza dell'epoca del tutto e subito, del voler bruciare le tappe, superare i divieti e assorbire tutte le esperienze, salvo poi trovarsi in mano soltanto delusione e vuoto. Parole che fanno riflettere ma che probabilmente per un ventenne o trentenne di oggi, alle prese con ben altri problemi e prospettive, possono essere non facili da comprendere o da apprezzare.


Anche per Moore comunque, come per Moorcock nell'introduzione al primo volume, questa è l'interpretazione grafica preferita. Forse leggeremo introduzioni che ripeteranno questo concetto volume dopo volume? Io ho detto la mia nel post precedente, il fumetto mi piace ma stravolge l'immagine che mi ero fatto di Melniboné, dei suoi abitanti, dei protagonisti della storia.

martedì 5 maggio 2015

Avengers 2 sì, e no

Dopo lunga militanza nei cinema per dare subito una recensione sui più recenti film di supereroi, ho cominciato a latitare già da un po' e anche stavolta con Avengers: Age of Ultron il mio punto di vista non si è manifestato.
Rimedio, per modo di dire, offrendovene due: uno decisamente positivo, l'altro piuttosto negativo. Valutando questo genere di film c'è sempre il punto forte del divertimento che alla fine prevale su tutto, con l'ulteriore vantaggio degli effetti speciali, e certe volte di attori che riescono ad azzeccare il personaggio creando delle performance superlative. In questo caso parlo di Robert Downey Jr in Iron Man (per chiarire, soprattutto il primo).