martedì 27 settembre 2016

Nel Cuore dell'Europa (prima parte)

Quest'anno le mie peregrinazioni turistiche mi hanno portato a visitare alcune città tedesche nella zona di confine con la Francia. Ero interessato alla zona del Reno, probabilmente la più piacevole del germanico paese, e alla città di Treviri, che vanta notevoli resti romani (ed è, in effetti, la più antica città della Germania, voluta da Augusto in persona). Ho perciò deciso che, dovendo viaggiare tra diverse località, sarei andato in automobile. Esistono delle alternative ovviamente, i treni o quelle compagnie di autobus a lunga percorrenza, ma in entrambi i casi la faccenda avrebbe comunque avuto dei costi non proprio minimi e mi sarei dovuto sciroppare dei lunghi percorsi (a piedi o in taxi, spendendo altro denaro) per collegare la stazione del treno o degli autobus agli hotel e a quello che dovevo fare.
Dall'altra parte, mi è stato necessario destreggiarmi con il veicolo, e non ho particolarmente brillato, del resto se sono qui a scriverne evidentemente sono comunque riuscito a sopravvivere e a tornare indietro. Magari delle difficoltà logistiche parlerò in un altro articolo, per ora basti dire che, dovendo fare l'ammazzata Milano-Treviri (località prossima al Lussemburgo) ho deciso di sostare in territorio francese e aggiungere quindi un'altra città al mio percorso.

sabato 24 settembre 2016

Japan Sundays

Sabato e domenica, 24 e 25 settembre, mostra sul Giappone presso WOW Spazio Fumetto in Viale Campania 12. Ovviamente a Milano.


L'iniziativa si compone di varie esposizioni e offerte con diversi stand. Oltre ai manga e dintorni, ci sono dei pannelli che parlano della cultura giapponese e in particolare delle ricorrenze festive e religiose, e del loro significato.

Non manca la possibilità di assaggiare il cibo giapponese.


Ci sono iniziative di vario genere presso il piccolo auditorio del museo...


Ed esposizioni di quadri e fumetti.










... e svariata altra oggettistica:





L'ingresso è gratuito.



mercoledì 21 settembre 2016

Breaking Bad


Una serie che non mi aspettavo mi piacesse particolarmente, Breaking Bad, lunga ben cinque stagioni, è diventata quella che metterei al numero uno se dovessi fare una classifica. Mi stupisco io stesso di questa preferenza per qualcosa di non attinente al fantastico ma in realtà la preferita sarebbe Battlestar Galactica, se non l'avessero terminata in maniera affrettata e orribile.

Cosa c'è di così speciale in Breaking Bad? Ho deciso di parlarne qui, in un post che inevitabilmente anticiperà qualcosa, ma le parti più "spoileranti" saranno nelle note, o segnalate in modo che chi le vuole evitare possa farlo.
Perché credo che parlandone sia inevitabile anticipare qualcosa? Perché uno dei fattori vincenti a mio parere è il modo in cui è stata gestita la trasformazione del principale protagonista (Walter White interpretato da Bryan Cranston). Parlo del famoso "arco di trasformazione del personaggio." Se lo dici anticipi un elemento importante, ma non puoi discutere di Breaking Bad senza parlare di questo.
Nel caso di White la scoperta che darà il via alla trasformazione è un tumore ai polmoni, che capita in un momento già assai difficile della sua vita. Ha un figlio invalido che richiede certe attenzioni e sta per nascergli una figlia non pianificata. La malattia gli imporrebbe di cercare cure costose, e presumibilmente solo per rallentare l'esito fatale. Ma queste cure White non se le può permettere con il modesto stipendio di insegnante di chimica in una scuola superiore.
Da qui parte la sua avventura nel mondo della... produzione su larga scala di metanfetamine. E scegliendo di diventare cattivo (che è poi il senso della locuzione inglese che fa da titolo alla serie) White scivola in una serie di compromessi e sceglie, per forza, soluzioni sempre peggiori. Poiché stiamo parlando di un vasto arco di trasformazione del personaggio non posso nascondervi che White arriverà molto lontano, ma lo farà in una maniera graduale e raccontata in una maniera abbastanza verosimile.

martedì 20 settembre 2016

Torna The Rocky Horror Picture Show

Notizia strana... ma tanto fanno il remake di tutto, quindi perché no? Sta per arrivare nelle sale un rifacimento (remake? reboot?) di The Rocky Horror Picture Show, il musical fantascientifico, anarchico, satirico, trasgressivo che ha fatto epoca negli anni '70 (senza mai smettere di essere un favorito per un sacco di gente). Il film viene "reimmaginato" dal regista Kenny Ortega partendo dalla sceneggiatura originale di Richard O'Brian; torna l'attore Tim Curry, protagonista del primo film, ma in un altro ruolo. Nei panni di Frank N Furter ci sarà Laverne Cox (da Orange is the New Black). Visto che i tempi cambiano ci vuole un trans, non basta più un gay per meravigliare il pubblico, e Cox, immagino, è proprio quello che fa al caso nostro. Ma, mi domando, nella nostra epoca un film così può ancora fare successo? O è un mito degli anni che furono, condannato a rimanere tale?


mercoledì 14 settembre 2016

Un Conan di serie B

Parlo di Brak the Barbarian, scritto da John Jakes, autore statunitense ora decisamente anziano, ma che ha goduto di un discreto successo di vendite nel passato (attivo dagli anni '50 in poi). Ho letto Brak the Barbarian - Mark of the Demons, versione ebook del primo successo di questo personaggio, datato 1968. È l'unione di due diverse storie, una delle quali a sua volta è in realtà un collage di racconti cuciti insieme da un debole filo conduttore.
Dico subito che non l'ho trovata una lettura di livello eccezionale, e questo lo avrete già compreso dal titolo del post, aggiungo però che tutto sommato si fa leggere. Oltre a questo ebook mi sono comprato anche Brak: The Sorceress sperando in una leggera e piacevole lettura estiva. Forse avrei dovuto aspettare di vedere se il primo libro mi appassionava...

Barbaro, nordico, biondo con treccia bionda e gonnellino in pelle di leone con tanto di coda, equipaggiato con il solito spadone, Brak è un "classico" personaggio sword and sorcery, nel senso che ricalca piuttosto fedelmente Conan il Barbaro, eroe che andava alla grande in quel periodo. Direi anzi che col capello biondo e il perizoma leopardato Brak sia stereotipato a un livello che l'eroe howardiano non raggiungeva. Peraltro, se non si può dire che lo ricalchi fedelmente al cento per cento, gli assomiglia veramente molto.
Brak è istintivo, coraggioso, leale, diffidente verso le insidie della civiltà e ostile ai tranelli della magia, che non può contrastare direttamente ma che, in un modo o nell'altro, riesce sempre a sconfiggere. Fa ovviamente breccia facilmente nel cuore delle donne, è di gusti semplici e poco sofisticati, non obbedisce a un codice etico ma ha una sua moralità istintiva (diciamo che è più cavalleresco di Conan). Insomma è "quasi" Conan.

giovedì 8 settembre 2016

Sons of Anarchy, The Get Down e altre serie TV

Torniamo al mondo delle serie televisive in cui mi sono immerso grazie all'illimitata offerta di Netflix. Dò qui alcune delle mie impressioni, che vi invito a prendere con le molle perché con questo tipo di spettacoli ho la tendenza di apprezzare molto o non apprezzare per niente. Ci sono serie che ho divorato rapidamente e altre che ho lasciato subito... qualcuna che per disperazione (non trovando altro da vedere o da fare) ho seguito per qualche episodio a fatica, ma che poi ho mollato senza nemmeno rendermene conto. Per me funziona così.
Detto questo, comincio la (breve) carrellata da una serie che è arrivata da poco e non mi ha convinto per niente. Parlo di The Get Down, viaggio alle origini dell'Hip Hop nella New York degli anni '70. Epoca in cui a quanto pare la città era molto pericolosa e nel Bronx si bruciavano i palazzi che era un piacere, per fare strani affari con le assicurazioni; insomma era quasi una zona di guerra, infestata da gangster.

mercoledì 7 settembre 2016

UT 6

È terminata la serie Bonelli che ho seguito per la bellezza di 6 mesi. UT non ha avuto un finale col botto, e non ci sono state incredibili rivelazioni, semplicemente è terminato un viaggio onirico piuttosto strano e anche spiacevole: un viaggio in un mondo davvero inquietante.

Difficile per me valutare, in quanto non è una di quelle storie con un disvelamento che delinea per il lettore un'architettura precisa, ma è fatta di una serie di sensazioni e di stimoli per il lettore. Insomma comporta un'impressione molto individuale, può piacere come può sembrare una pretenziosa boiata (il dubbio ce l'ho avuto anche io). Certo, se sono arrivato in fondo direi che andava abbastanza bene per me.

lunedì 5 settembre 2016

Ma al cinema cosa ci andiamo a fare?

Qualche giorno fa su Chili (piattaforma che ti permette di noleggiare film e guardarteli su PC, tablet ecetera) vedevo l'offerta di Batman v Superman a 14,99 euro in versione integrale (mentre la versione vista al cinema si noleggia per quattro soldi). Insomma quello è il DVD e ci sono i contenuti veri, e quindi costa. Il film non l'ho visto ma so che è stato assai criticato, e che migliora molto con le scene tolte dalla versione che è stata mostrata sul grande schermo. Stessa cosa, sembra, per Suicide Squad. Ma era successo lo stesso con il Signore degli Anelli, più o meno tutti i film della serie.
Quando i produttori investono molto negli effetti speciali di un film, sembra che debbano per forza fare una versione breve e semplificata per il grande pubblico, e poi il vero film te lo vedi su home video. È necessario accettare il massimo comune denominatore della gente che non accetta un minimo di complessità o di profondità, non accetta contenuti controversi, vuole magari anche un po' di comicità di grana grossa per contorno e ha bisogno di farsi spiegare tutto. Ci sono in rete molte recensioni indignate che raccontano quanto sia mediocre un film come Suicide Squad (una l'ho scritta anche io), ho messo qua sotto un bel video trovato su YouTube che ha parecchio da dire in argomento.
Ma la realtà è che Suicide Squad ha venduto, il pubblico è corso a vederlo.

Allora se cerchi qualcosa di più evoluto devi farti la domanda: al cinema cosa ci vai a fare?


venerdì 2 settembre 2016

Veloce come il Vento

I film sulle corse automobilistiche sono rari, e fatti in Italia ancora di più (diciamo che prima di questo non me ne ricordo nessuno). Di questo ho comprato il blu ray spinto dalla recensione di Lucia Patrizi, sperando in un altro piccolo miracolo per i produttori nostrani, ovvero riuscire a produrre un film che non faccia schifo (qualche volta ce la fanno, devo riconoscerglielo).
Veloce come il Vento, per la regia di Matteo Rovere alla terza prova, è una storia di motori, sfide, disagio e disperazione ma anche coraggio e lotta. È anche un bel film d'azione, cosa difficilissima nel nostro paese. Poi ha qualche difetto, ma è comunque un bel film tutto italiano (salvo purtroppo la colonna sonora), ben riuscito per quanto fatto con pochi soldi, povertà che in alcune scene si nota. Uso pesante del dialetto, ma quello è un difetto che i nostri produttori non riusciranno mai a togliersi, credo.